Sicurezza, controllo e pollice verde. Sono questi i pilastri delle smart city sulle quali la Cina ha deciso di indirizzare il proprio sviluppo urbano. Basta megalopoli super-inquinate e congestionate: è tempo di centri urbani al passo con i tempi, iper-digitalizzati e in grado di sviluppare al massimo l’«Internet of things» e rendere ottimale il controllo sia sui livelli energetici di consumo, sia sul comportamento degli abitanti.
Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, ha dato il via libera alla costruzione di 500 smart city, città di media grandezza, che abbiano "le caratteristiche chiave della digitalizzazione, della rete e dell’intelligence per innalzare il livello di modernizzazione a tutto tondo della città e consentire ai cittadini di condividere i benefici".
Le nuove tecnologie consentiranno di controllare e deviare il traffico ma anche di gestire la popolazione e sradicare la delinquenza.
L'unico dubbio dei cittadini riguarda la privacy, che la presenza di sensori e telecamere ovunque rischia di violare in nome della sicurezza.
Il modello di smart city sarà Xiong'an, il "brave new world" che nascerà un centinaio di km a sud-ovest di Pechino e ospiterà due milioni e mezzo di abitanti e dovrebbe attirare 380 miliardi di dollari di investimenti.
Il piano attuale della Cina è trasformare in realtà il concetto di "civiltà ecologica"; in base al quale l'ecologia è alla base anche della crescita economica e civile. Obiettivo della civiltà ecologica è l’armonia tra l’uomo e la natura, attraverso uno sviluppo verde e una gestione rispettosa dell’ambiente, fondata su cultura e modi di vita eco-friendly. Il progetto smart-city insegue e indirizza questo sogno: un sogno entrato nell’ordinamento istituzionale e, dunque, quanto mai possibile.