Copenhagen: intervista a Umberto Quadrino

"Norme chiare per indirizzare investimenti".

Un auspicio in vista del vertice di Copenhagen? “Un quadro normativo chiaro, che permetta alle aziende energetiche di prendere decisioni d’investimento che riguarderanno il prossimo decennio”. Il mix energetico indicato dal Governo italiano, con il 50% di energia prodotto da fonti pulite? “ Raggiungibile solo nel 2030, quando le centrali nucleari entreranno davvero a regime”. La crisi economica? “Potrebbe essere un’opportunità per costruire un nuovo sistema, molto più attento all’u tilizzo consapevole dell’energia.” Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison, ripone molte aspettative nel vertice di Copenhagen, che dovrà indicare per il pianeta un percorso energetico più sostenibile fino al 2050. 

Dottor Quadrino, che cosa intende per certezza nel quadro normativo? 

Un quadro normativo certo è la condizione indispensabile per orientare gli investimenti a favore dell’energia rinnovabile e più sostenibile. Prendiamo il sistema dei certificati CO2: al momento costano poco e c’è un eccesso di offerta sul mercato. In questo modo non c’è da parte dei produttori uno stimolo vero a cambiare il mix di produzione, sostituendo le fonti fossili più economiche e a maggior impatto con le fonti più pulite o rinnovabili. 

Come bisognerebbe muoversi dunque su questo fronte? 

Per la CO2, a partire dal 2013 non ci saranno più certificati gratuiti. Gli Stati emetteranno un numero limitato di certificati assegnati tramite asta e il loro costo dovrebbe essere quantomeno superiore a quello necessario per la carbon sequestration o, per invertire l’ordine di merito, tra produzione a carbone e a gas. Il loro costo deve infatti rappresentare, per gli operatori energetici, una barriera tale da spingerli a modificare il mix di fonti, a vantaggio di quelle a zero emissioni e a minor impatto ambientale. Inoltre, il ricavato dovrebbe esere utilizzato per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili. 

All’Italia potrebbe essere imposto un target del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Riuscirà a centrarlo? 

È un obiettivo molto sfidante. Abbiamo poco vento e dove ce n’è di più è difficile ottenere i permessi per la costruzione di impianti eolici; le superfici per sviluppare il solare sono limitate; le biomasse sono d’importazione, con costi della materia prima e logistici molto alti. 

Il Governo italiano ha fissato come obiettivo un mix formato da 25% di rinnovabili, altrettanto di nucleare e 50% da termico. Che ne pensa? 

Bisogna essere realisti: è un obiettivo raggiungibile nel 2030, sempre che il nucleare proceda senza intoppi. Bisognerà realizzare i 12mila MW previsti dal piano nucleare e triplicare la produzione da fonti rinnovabili. Oltre a ciò, credo sia importante, fin da subito, definire degli obiettivi sulle fonti rinnovabili a livello globale e non Paese per Paese. Un approccio globale, infatti, consentirebbe di migliorare l’efficacia degli investimenti e contribuirebbe nel lungo periodo a un sostanziale rinnovamento del mix produttivo, verso fonti più pulite. 

Come prevede si evolverà la domanda elettrica nei prossimi anni? 

Stando agli studi più recenti in Europa, da qui al 2020, non cambierà di molto: non dimentichiamoci che siamo al primo anno della crisi ed è difficile fare previsioni. Per adesso comunque la domanda sembra si stia stabilizzando. 

Ma nei Paesi emergenti la fame di energia cresce costantemente. 

Sono tutte economie orientate all’esportazione. Se l’Occidente rallenta anche loro dovranno farlo. Ma il rallentamento della domanda ha anche un effetto positivo: unitamente ai programmi di risparmio energetico, che dovranno avere un ruolo sempre più importante, favorirà il raggiungimento degli obiettivi che saranno fissati a Copenhagen. 

Tutto ciò non influirà sui margini dei gruppi energetici? 

Il modello di sviluppo che conosciamo oggi sta cambiando radicalmente e ciò comporterà necessariamente un forte ripensamento anche del modello di business delle società energetiche. L’e fficienza e il risparmio energetico si stanno imponendo come asset strategici per il nostro settore. 

Quale sarà il ruolo di Edison nel nucleare? 

Vogliamo confermarci come il secondo produttore nazionale di energia, con un mix bilanciato sulle differenti fonti. L’obiettivo è quello di raggiungere il 20% di generazione da fonte nucleare, un altro 20% da fonti rinnovabili e il rimanente da dividere tra ciclo combinato a gas e carbone. Ma il mix tra queste due fonti dipenderà dalle decisioni di Copenhagen, che influenzeranno le nostre decisioni d’investimento da qui al 2020.